In quel momento l’unica cosa che mi spingesse a continuare era il sonno, il lungo e auspicato sonno che bramavo e per cui combattevo. Uccidevo solo per quello, per tornare a dormire, per potermi abbandonare. Uccidevo creature senza sangue. Vedevo corpi senza vita, fumo e il terreno sudicio di grasso. Nessuno osava uccidermi. Ero pieno di ferite, graffi profondi, colpi proibiti, ma mai la morte. Sapevano di dovermi costruire, sapevano di aver senso solo in funzione della mia presenza, senza di me anche per loro era l’oblio. E io continuavo ad uccidere perso in un desiderio di sonno mai soddisfatto. Ero il mito.
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