Il silenzio è angosciante… è per questo che i migliori momenti horror dei videogiochi (e non solo) sono sempre incorniciati dal silenzio. Quando l’azione prevale la tensione si smorza sostituita dalla frenesia e, magari, dalla paura. Il senso d’inquietudine va però smembrandosi. L’ignoto diventa noto ed eliminabile. Quei lunghi attimi che causavano un groppo al cuore vengono sostituiti da una scarica tanto più liberatoria quando l’eliminazione della minaccia è veloce. L’orrore è sapere che qualcosa è in attesa, ma non sapere cosa… è un’ombra che sguscia in lontananza, è una figura evanescente non identificata che occhieggia da dietro un muro… quando il principio d’identità è sospeso si cammina nel vuoto, in una placenta di emozioni asfissianti ma piacevoli. Lo stato di cui ci si vuole disfarre è quello che rende unica un’esperienza… dove viene a mancare la tensione viene a mancare il gioco e subentra il giocato. Aspettarsi che accada qualcosa e vedere le proprie previsioni rivelarsi vere fa parte dell’effimero, come leggere una descrizione di una persona che si ha davanti in carne ed ossa, senza degnarla di uno sguardo.
Articolo originale pubblicato su Ars Ludica, 2006
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