“L’obiettivo del progetto è di coinvolgere emotivamente i videogiocatori attraverso il medium videoludico. Il progetto è basato sullo tsunami che ha colpito il Giappone nel 2011 ed è stato creato come un modo per ricordare le vittime nella loro individualità, senza ridurle a meri numeri come solitamente avviene negli articoli di cronaca. Il tentativo è di far provare al giocatore emozioni come il rimorso e la tristezza.” - Karl Inglott
Karl Inglott realizza 9.03m come progetto universitario. Il suo obiettivo dichiarato non è intrattenere. Anzi, non gli interessa minimamente che ci si diverta o meno fruendo la sua opera. Lo scopo è tutt’altro e va ricercato nel riflusso del mare di questo affascinante quadro in movimento, visivamente ispirato allo stile di Mark Rothko, dove al fruitore viene chiesto soltanto di camminare e affondare nei ricordi minuti di un evento tragico che ancora oggi produce i suoi frutti distruttivi.
Si vaga per una spiaggia alla ricerca di oggetti, lasciati da ombre che un tempo furono persone. Li si ruota alla ricerca di farfalle (l’unico puzzle, se così lo vogliamo chiamare) che volando via riveleranno altre ombre da raggiungere, legate ad altri oggetti da manipolare. L’estrema semplificazione degli elementi visivi, un’astrazione della realtà in grosse forme sfocate, quasi fuse tra loro, permette di mantenere desta l’attenzione sul senso di questa breve passeggiata nei ricordi, rappresentazione impietosa dello scorrere del tempo, di cui è testimone una luna pallida e malinconica che illumina uno scenario dominato dal viola.
Camminando si prova un forte senso di ineluttabilità verso la perdita di un pezzo di umanità spazzata via in pochi attimi. Gli oggetti da raccogliere non hanno niente di eccezionale e fanno tutti parte del vissuto quotidiano di persone ormai scomparse. In realtà non c’è niente che parli direttamente dello tsunami giapponese all'interno del gameplay o che accenni ai fatti accaduti nel 2011 (a parte una schermata di testo inserita intelligentemente dopo la sequenza finale): sono i toni stessi del racconto a suggerire l’immanenza della morte sulla scena, morte cui fanno da controcanto le farfalle che guidano verso il ricordo successivo, splendidi vettori che proiettano dalla terra all'infinito, accompagnando il rifluire della marea. Memorie che si accendono riportando la tragedia a una dimensione più umana e intima, ma paradossalmente più universale, fuori dal rumore della storia e dell’attualità.
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