venerdì 22 maggio 2020
Pac-Man, i miei primi quarant'anni
Fu in questo contesto che Toru Iwatani, in forza a Namco dal 1977, decise di sviluppare Pac-Man. Iwatani era un appassionato di flipper, ma Namco produceva solo videogiochi, così dovette adattarsi. I suoi primi prodotti furono dei video flipper poco noti dalle nostre parti (Gee Bee, Bomb Bee e Cutie Q), quindi decise di fare qualcosa di completamente diverso. I trend del mercato di allora non gli piacevano molto perché pensava che escludessero una grossa fetta di potenziali videogiocatori e, soprattutto, videogiocatrici, che comunque frequentavano le sale giochi. Il suo obiettivo era quello di creare un gioco non violento che potesse piacere anche all'universo femminile, come confessato da egli stesso:
"All'epoca, come ricorderete, c'erano moltissimi giochi in cui bisognava uccidere creature aliene. A me interessava sviluppare un gioco per le videogiocatrici più entusiaste. Invece di partire dal personaggio, cominciai dall'idea di mangiare e mi concentrai sulla parola giapponese "taberu", che significa appunto mangiare."
Pac-Man fu sviluppato da un team di nove persone. Il personaggio nacque da una pizza. Iwatani la stava mangiando a pranzo e, tolta la prima fetta, una delle più importanti icone del mondo dei videogiochi gli si materializzò letteralmente davanti agli occhi. I quattro fantasmi colorati, Akabei, Aosuke, Pinky e Guzuta (Blinky, Inky, Pinky e Clyde in occidente) furono concepiti subito dopo.
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