L'unica accortezza adoperata dalla piattaforma di video streaming della casa del topo è quella di aver aggiunto degli avvisi pre-visione, i cosiddetti disclaimer, e di aver rimosso i film dai profili associati a bambini di sette anni o meno. Niente di drammatico: a un genitore che volesse far vedere Gli Aristogatti a suo figlio, basterebbe usare un profilo senza limiti di età.
Insomma, si sta facendo tanto rumore per dei disclaimer e per aver tolto l'accesso ad alcuni cartoni animati dai profili dei settenni (che immagino saranno arrabbiatissimi di non potere vedere film risalenti a ottant'anni fa), agitando lo spettro della dittatura del politically correct e della censura dei classici.
Secondo me in tanti sono più offesi dal fatto che qualcuno gli stia dicendo che i cartoni che hanno amato nella loro infanzia avevano dei contenuti che oggi non sono semplicemente più accettabili in quanto tali, se non circostanziati storicamente. Molti lo percepiranno come un attacco alla loro infanzia e, soprattutto, alla loro percezione della realtà, che evidentemente tanto deve a quei film (altrimenti non si spiegherebbe tanto livore).
Del resto l'operazione di contestualizzazione viene fatta da sempre nel mondo del cinema, soprattutto in ambito accademico. All'inizio dell'attuale millennio (ora non saprei), il corso di Storia e Critica del Cinema dell'Università La Sapienza di Roma prevedeva la visione di diversi classici come testi propedeutici, tra i quali Nascita di una Nazione di David Wark Griffith, un film importantissimo per la storia del medium. Naturalmente veniva ben contestualizzato e raccontato per quello che era: un'opera tecnicamente all'avanguardia, importantissima per lo sviluppo del linguaggio cinematografico, sicuramente un classico, ma con una visione della storia americana intrisa di un razzismo bieco e manifesto, una vera e proprio apologia di fenomeni orrendi come il Ku Klux Klan.
Ecco, i corvi di Dumbo sono anche simpatici, ma sono esattamente come vengono descritti da chi oggi li critica, perché nascevano da un contesto culturale che considerava quel modo di rappresentarli accettabile, magari anche simpatico. Stesso discorso per l'uso della parola pellerossa in Peter Pan, che dovrebbe fare schifo a chiunque conosca un po' di storia USA. D'altra parte nessuno li ha davvero toccati quei film, ma se prima della visione avverti che magari certe cose oggi non si fanno più, non per il politically correct, ma per il riconoscimento di alcune delle più grandi ingiustizie dell'umanità, non fai davvero niente di male.
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