martedì 17 maggio 2022

Miner 2019er - Recensione


Miner 2019er
per Commodore 64 è il prequel di Miner 2049'er, un gioco uscito negli anni '80 non troppo noto alle masse, ma ben conosciuto dagli appassionati di platform a schermata fissa che in quegli anni andavano per la maggiore. Si tratta di un' operazione nostalgica, ovviamente, ma è particolarmente interessante perché intrisa di una malinconia implicita, probabilmente non voluta, che colpisce più del gioco stesso. Non è solo il gameplay a comunicarla, ma lo scenario nel suo complesso, nome compreso. 

Miner 2049'er era ambientato in un futuro non remoto ma distante, almeno per la sua epoca. Fu lanciato nel 1983. Probabilmente lo sviluppatore originale, Bill Hogue, mentre scriveva il codice immaginava che non avrebbe mai raggiunto l'anno in cui agiva il suo minatore. Eppure guardava al futuro, facendo oltretutto qualcosa di avanzatissimo, quasi rivoluzionario per quei tempi: sviluppare un videogioco. 

Il fatto che il protagonista fosse un minatore non è un caso: Miner 2049'er fu sviluppato nell'Inghilterra del thatcherismo, in cui il nuovo rigore di matrice destrorsa fece chiudere moltissime miniere di carbone sparse per il paese, portando al licenziamento di centinaia di minatori, che con le loro proteste diventarono il simbolo della lotta del proletariato contro il potere e l'affermarsi di un capitalismo sempre più selvaggio e disumano, di cui ancora oggi vediamo i frutti nel tessuto urbano delle metropoli britanniche. 

Non per niente alcuni dei protagonisti dei videogiochi inglesi più significativi di quegli anni erano dei minatori o, più in generale, dei lavoratori. Pensate a Manic Miner, Monty Mole o alla serie di Wally, tanto per avere un quadro non dico accuratissimo, ma quantomeno abbozzato nelle sue linee generali.

In questo senso Miner 2049'er è un gioco figlio del suo tempo e, pur non avendo istanze politiche dichiarate al suo interno, il solo fatto di aver messo al centro dell'azione la figura di un minatore era segno che certe questioni erano una presenza inevitabile nella cultura inglese di quegli anni, perché parte della cultura politica collettiva. 

Miner 2019er si presenta a tutti gli effetti come un sentitissimo tributo di Miner 2049'er, di cui riprende buona parte delle meccaniche: è un platform a schermate fisse in cui bisogna calpestare tutte le piattaforme per superare i livelli, evitando al contempo mostriciattoli, trappole e baratri. Qui è là si possono raccogliere degli oggetti che consentono di eliminare i nemici, rendendoli vulnerabili per qualche secondo, chiave di volta di alcuni livelli. Questi ultimi non hanno alcuna pretesa di realismo e sono tutti costruiti in chiave simbolica. Quindi abbiamo piattaforme e oggetti sospesi nel vuoto pensati in relazione al gameplay, senza alcuna ricerca di verosimiglianza.

Sul gioco in sé c'è in realtà poco altro da dire: funziona, soprattutto se si è giocato l'originale. I venticinque livelli sono abbastanza intricati e offrono ognuno una sfida a sé. Spesso sembra che siano impossibili, per poi scoprire che basta un minimo cambio di approccio per decodificarli e superarli.

Il punto però è un altro e nasce da una domanda precisa: perché ambientare il gioco nell'immediato passato? In questa scelta, apparentemente innocua, c'è tutta la retorica di un certo modo di intendere i videogiochi da parte di quella scena rimasta legata ai vecchi sistemi da gioco. Se nel 1983 il Commodore 64 era il presente che consentiva di immaginare il futuro, nel 2022 è un passato che non si vuole abbandonare a cui alcuni sono inesorabilmente incatenati. Con il solo cambio di data nel titolo e con la scelta di aderire senza remore all'idea ludica originale, Dan Avery, l'autore di Miner 2019er, ha confezionato un gioco feticcio, che è soprattutto un oggetto di culto per una precisa cerchia di persone. Il fatto che sia ambientato nel recente passato è l'inevitabile proiezione delle aspettative dei suoi giocatori potenziali sul principio essenziale che rende possibile il gioco. Siamo di fronte all'ennesima reificazione della nostalgia, tanto più convincente quanto più si avvicina all'immagine originale del suo oggetto.

Il protagonista di Miner 2019er non è più il simbolo di un mondo in lotta, ma quello di un malinconico guardarsi indietro per andare alla ricerca di qualcosa che riattualizzi un passato mai metabolizzato. La sua presenza è ormai distante da quella dei minatori asserragliati per non perdere il posto di lavoro, perché il suo ruolo è quello di compiacere una classe media sul viale del tramonto, che cerca la sua piccola consolazione quotidiana nella cristallizzazione dei suoi ricordi. In questo, è giusto specificarlo, ci troviamo di fronte a un piccolo capolavoro.

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